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Utilities e crediti insoluti: le caratteristiche di un mercato sempre più dinamico

La gestione del credito commerciale per il settore energia e utilities è sempre più decisivo in ottica di redditività ed il rischio di insoluti è sempre più alto.

 

Quando si parla di gestione del credito e di sofferenze e crediti deteriorati è ovvio collegare il discorso al settore bancario che è ormai al centro di una discussione che vede coinvolti tutti gli stakeholders di riferimento.  Il nodo Npl è infatti un chiodo fisso sia per i grandi e piccoli istituti bancari che li possiedono all’interno dei loro asset e che sono continuamente in lotta nella scelta tra cessione e gestione interna, sia per le istituzioni sia italiane che a livello europeo, vedi Bankitalia, BCE, EBA in primis.

Analizzando però il mercato delle Utilities è possibile scorgere una somiglianza dal punto di vista del portafoglio clienti tra queste e le banche, soprattutto quelle di medie dimensioni radicate sul territorio.
Dal punto di vista della sua composizione infatti sono certamente entrambi diversificati tra segmento corporate, pubblica amministrazione e residenziale e anche dal punto di vista delle posizioni i due portafogli tipo sono abbastanza granulari e concentrati in un ambito territoriale specifico.
Se si guardano poi i dati relativi agli insoluti nel settore questi confermano il trend generale legato alla congiuntura economica e agli ultimi anni di crisi del sistema.
Questo confronto spinge a concentrare l’attenzione degli operatori su una gestione delle varie fasi del credito più accurata e sempre più simile a quella sviluppata dal settore bancario.

I fattori di criticità da considerare sono sicuramente da una parte l’aumentata morosità sia nel settore residenziale che in ambito di piccole-medie imprese e dall’altra il fenomeno dello switch, con il passaggio da una compagnia all’altra, che unito alle tempistiche di sospensione del servizio per morosità rischiano di mettere in difficoltà il nuovo operatore selezionato in caso di cattivi pagatori.
Alcuni dati sulla morosità nel settore utilities vengono forniti dallo studio dell’Autorità Energia, se pur riferiti alle annualità 2012-2013, che mostrano come le richieste di sospensione del servizio da parte degli operatori arrivino sopra le 370.000 posizioni sul mercato libero che corrispondono al 6,3% del totale dei punti di prelievo serviti. Questi numeri aumentano nel mercato a maggiore tutela con più di 1.230.000 posizioni che, tenuto conto della dimensione più ampia del segmento, arrivano comunque a coprire il 5,4% del totale (2012). Traslando questi stessi dati al 2013 vediamo come, soprattutto sul mercato libero, il numero sia decisamente aumentato (circa 600.000 posizioni) raggiungendo l’8,4% del totale dei PdP; al contrario i numeri del mercato a maggior tutela hanno visto un leggero miglioramento (-0,1%).
Prima che il venditore del servizio però possa richiedere la sospensione del cliente per morosità è necessario che questo venga messo in mora e solo al termine del periodo prestabilito il venditore può fare la richiesta al distributore che ha poi 2 settimane di tempo per sospendere il servizio; all’interno di questo periodo la richiesta può essere disdetta in caso di pagamento da parte del cliente finale.

Le due fasi in cui le società del ramo Utilities possono migliorare le loro performance relative al credito commerciale sono da una parte la prevenzione e dall’altra la gestione del recupero degli insoluti.
Le informazioni commerciali diventano fondamentali nella prima fase, quando si valuta un nuovo cliente in entrata; il livello di profondità dell’analisi di ogni posizione può essere diverso e valutabile a seconda delle posizioni e della tipologia di contratto. Se in un primo momento potrebbero essere utili solo le informazioni relative ad eventi negativi come protesti e pregiudizievoli su altre posizioni potrebbero essere necessarie informazioni più dettagliate sul potenziale cliente, sia esso persona fisica o azienda.
Queste informazioni trasversalmente diventano indispensabili anche nella seconda fase di gestione degli insoluti. Anche in questo caso la scelta del livello di profondità d’analisi è legato al valore del singolo credito con l’obiettivo ultimo di verificare quali siano le posizioni sulle quali svolgere l’attività di recupero e quelle in cui questo non sia conveniente. Le informazioni anche in questo caso vanno da quelle relative alla reperibilità come il rintraccio anagrafico e dei recapiti, anche verificati tramite attività investigativa, che può essere svolto in maniera massiva, migliorando la qualità del portafoglio anagrafiche e permettendo di agire quando il livello di anzianità è ancora basso. Per quanto riguarda le posizioni più importanti è invece utile un’indagine più approfondita in ambito patrimoniale per capire se esistano dei beni aggredibili, siano essi immobili, conti correnti bancari/postali  o in alternativa, nell’ambito del pignoramento presso terzi, il rintraccio della professione/pensione.

Con lo sviluppo del mercato libero e le nuove caratteristiche che sta acquisendo il mercato queste azioni risulteranno certamente sempre più utili per migliorare la reddittività dei grandi e piccoli operatori del settore; un miglioramento del credit management legato ad una capacità commerciale strategica saranno senza ombra di dubbio alla base della sfida all’interno del settore.
 

 

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