Unlikely to Pay: come valutare e gestire i crediti UTP
Negli ultimi anni il mercato del credito, sia a livello operativo che istituzionale, si è focalizzato sulla gestione dei crediti in sofferenza, i cosiddetti Non Performing Loans, i quali sono a tutti gli effetti posizioni creditizie considerate in stato di insolvenza, anche se questo non sia comprovato in sede giudiziale. Nella categorizzazione classica dei crediti deteriorati presentata anche da Banca d’Italia questa categoria di crediti si posiziona nel gradino più alto in termini di rischio di credito e di relative coperture necessarie. Al gradino più basso si trovano invece le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate da oltre 90 giorni e che superino una certa rilevanza in termini di valore economico.
Al livello intermedio si posizionano infine gli UTP (Unlikely to Pay) che consistono in inadempienze probabili, cioè posizioni creditizie per le quali il Creditore ritenga appunto improbabile il loro recupero senza adire all’esecuzione sulle garanzie. Per inquadrare la rilevanza nel mercato italiano di questa tipologia di crediti vediamo come al primo semestre 2018 il loro ammontare equivaleva a circa 86 mld di euro suddivisi per lo più tra le principali Banche italiane. In prima posizione Unicredit con 17,5 mld ed a seguire Intesa San Paolo (15,9 mld) e Monte dei Paschi di Siena (10,2 mld) che insieme contano più del 50% della totalità dello stock di UTP italiano; il resto si divide per lo più tra i primi dieci Istituti di Credito (Banco BPM, UBI, BNL, BPER, Cariparma, BP Sondrio, Credem) che coprono insieme il 78% del totale delle inadempienze probabili. Dal punto di vista dell’impatto degli Utp sul totale dei crediti, in termini Gross Utp Ratio, si va invece dal 10% di MPS al 7% di Banco BPM fino al 2% di Credem (Fonte “The Italian Npl Narket – PWC”).
Una volta definito il valore, in termini macro, del mercato è però interessante capire la differenza tra NPL e UTP in termini di caratteristiche e di tipologia di gestione da parte degli Istituti di credito, per comprendere poi le esigenze in fase di analisi dei propri portafogli. In linea generale ciò che differisce è difatti la situazione del debitore, che nel primo caso è considerato ormai insolvente in modo permanente, nel secondo è invece in una situazione di difficoltà temporanea per cui potrebbe potenzialmente ritornare in bonis. Parallelamente è chiaro come cambi quindi la modalità di gestione dei portafogli di crediti per le due categorie con un focus sul recupero del credito di tipo giudiziale nel caso delle sofferenze ed una possibilità di una gestione più attiva e stragiudiziale per le inadempienze probabili.
Fatta questa distinzione è facile intuire come per le sofferenze l’approccio principale sarà quello del recupero, ragion per cui la cessione di portafogli diventa una soluzione più percorribile in quanto il Servicer Npl potrà acquistare ad un prezzo decisamente inferiore al suo valore nominale per poi implementare un’azione di recupero in grado di creare un margine di profitto. Diverso è invece il discorso per gli UTP che, vista la loro miglior situazione, in un’ipotetica cessione, verranno offerti ad un prezzo di vendita decisamente più alto rispetto ad un portafoglio di crediti in sofferenza. Dal punto di vista della recuperabilità il prezzo più alto per il Servicer dovrebbe essere commisurato all’aumento delle performance di recupero, ma resta importante da considerare l’effettiva volontà, da parte della Banca, di cedere un credito che potrebbe creare nuove opportunità di finanziamento, se pur temporaneamente a rischio.
A prescindere dalla decisione, da parte degli Istituti di credito, di cedere o gestire internamente il portafoglio, è imprescindibile un’analisi di screening di quest’ultimo per capire quale sia la condizione anagrafica e patrimoniale effettiva delle posizioni presenti. Attraverso una prima due diligence di tipo investigativa, sviluppata in collaborazione con società dotate di licenza ex art. 134 TULPS e strutturate per la gestione massiva delle informazioni, è infatti possibile categorizzare il portafoglio a seconda della loro situazione anagrafica e patrimoniale.
E’ possibile inoltre differenziare l’analisi per portafogli secured e unsecured ed individuare, a seconda delle necessità e della tipologia di debitore, la situazione degli immobili in termini di proprietà, eventuali gravami e stima del valore OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare) o la posizione lavorativa ed il relativo reddito da stipendio o pensione percepito dal soggetto persona fisica. Una prima analisi in questi termini permette di aggiornare la valutazione ed individuare le posizioni che, grazie ad una situazione migliorativa, prediligono una gestione di tipo attiva e di sviluppo della relazione e distinguerle da quelle che si dirigono verso lo stato di sofferenza, per procedere anche internamente ad un recupero del credito con performance di recupero più elevate.