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Settore bancario italiano: dopo i risultati record nel 2023 cosa accadrà nel 2024?

Il 2023 è stato un anno d’oro per le banche italiane, basta guardare ai bilanci degli istituti di credito con utili in netta crescita, grazie agli ampi margini generati dalla differenza fra tassi di interesse attivi e passivi.

In vista di un calo dei tassi da parte della BCE atteso a partire da giugno 2024, cosa possiamo aspettarci per il 2024? Certo non mancheranno le sfide, ma anche l’anno in corso si prospetta favorevole.

Banche italiane: profitti per oltre 40 miliardi di euro nel 2023

Nel 2023 le prime cinque banche italiane hanno avuto profitti per 21 miliardi di euro, così ripartiti: Unicredit (8,6 miliardi di euro) e Intesa Sanpaolo (7,7 mld di euro). Seguono banca Mps (2 miliardi), Bper (1,5 miliardi) e Banco Bpm (1,2 miliardi).

Ma è l’intero sistema bancario italiano ad aver avuto utili record lo scorso anno con profitti complessivi per oltre 40 miliardi.

A fronte di utili in forte crescita, c’è stato però un calo del credito concesso. Secondo i dati divulgati da Banca d’Italia, a dicembre 2023 i prestiti al settore privato sono diminuiti del 2,8% rispetto al 2022, quelli alle famiglie si sono ridotti dell’1,3%, mentre quelli alle società non finanziarie sono scesi del 3,7%.

Tanto che il totale dei prestiti in essere delle sopracitate cinque principali banche italiane risulta essere più basso di circa 50 miliardi rispetto al 2022.

Settore bancario solido e patrimonializzato

Il settore bancario italiano arriva al 2024 in ottima salute anche perché il comparto negli ultimi anni ha consolidato la sua solidità patrimoniale.

In base a quanto comunicato dalla Banca d’Italia, tra il 2020 e il 2022 è aumentato il livello di patrimonializzazione per le banche italiane e il CET1 ratio è cresciuto in modo significativo (+140 p.b.) arrivando al 15,3%. Per CET1 ratio si intende il Common Equity Tier 1 Ratio, indice per eccellenza della solidità di una banca.

Un dato nettamente superiore alla soglia minima del 10,5% assegnata dall’UE all’Italia.

Questo dato viene calcolato rapportando i fondi propri della banca alle attività ponderate per il rischio e indica con quali risorse l’istituto di credito riesce a garantire i prestiti concessi e affrontare il rischio di deterioramento dei crediti.

Il risultato ottenuto è dipeso da una flessione del rischio di credito, in parte dovuta dal miglioramento della qualità dei prestiti concessi per effetto di politiche di erogazione e monitoraggio del credito maggiormente stringenti.

Le sfide che affronteranno le banche nel 2024

Tutto bene, dunque? Sì, ma non bisognerà abbassare la guardia sul fronte della raccolta. Una maggiore concorrenza fra istituti e le emissioni governative potrebbero infatti contendersi la liquidità sui conti correnti.

Inoltre, se lo scorso anno la politica monetaria restrittiva attuata dalla BCE ha influito sulla concessione di prestiti, con l’allentarsi di tale politica ci si aspetta una ripresa delle richieste di credito da parte di famiglie e imprese. E con maggiori elargizioni cresce anche il rischio di dover gestire prestiti non performanti.

Del resto, se al momento gli analisti ritengono che non ci siano ancora chiari segnali di deterioramento nei parametri principali, le previsioni sono per un probabile peggioramento del credito nella seconda metà dell’anno.

Inoltre, l’attuale scenario macroeconomico resta incerto e volatile a causa di un’inflazione ancora sopra al livello di guardia, i conflitti internazionali e uno stallo della crescita economica.

Nonostante questi fattori, le prospettive per il prossimo futuro restano buone per il comparto e c’è da aspettarsi che le nostre banche continueranno a investire in innovazione, personalizzazione dei servizi offerti ai clienti e criteri ESG, a tutto vantaggio della loro competitività e della possibilità di giocare un ruolo fondamentale nel sostegno dello sviluppo del Paese.

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