Recupero crediti – Una sentenza che costa caro
Risponde di bancarotta l’imprenditore che non si attiva tempestivamente per il recupero crediti dell’azienda che poi fallisce. Lo ha sancito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 40901 del 18 ottobre 2012.
Novità importanti per gli imprenditori nel difficile e complicato mondo del Recupero Crediti.
Risponde di bancarotta l’imprenditore che non si attiva tempestivamente per il recupero crediti dell’azienda che poi fallisce. Lo ha sancito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 40901 del 18 ottobre 2012.
In un articolo apparso su “Italia Oggi” di venerdì 19 ottobre 2012 viene presentata una condanna cominata ad un Imprenditore settantaduenne che ha contribuito al default della sua azienda per non aver recuperato i crediti spettanti.
In particolare, la quinta sezione penale, ha confermato la condanna a carico di un amministratore unico che aveva contribuito alla crisi economica della propria azienda. Secondo la ricostruzione dei giudici, l’imputato ha agevolato il fallimento, prima di tutto stipulando dei contratti poco convenienti per l’impresa e successivamente non attivandosi tempestivamente per il recupero dei crediti.
Inutile per la difesa sostenere che i contratti di locazione sconvenienti erano stati stipulati molti anni prima e che l’attività di recupero crediti non era di stretta competenza dell’amministratore unico. Senza successo anche il ricorso presentato dall'imprenditore alla Suprema corte che ha confermato la condanna inflitta nei precedenti gradi di giudizio sostenendo l’incidenza negativa sull'andamento della società per la non tempestività nella riscossione dei crediti dovuti.
Una sentenza importante che deve mettere in guardia tutti gli imprenditori sulle fattive possibilità di essere penalizzati in sede processuale nel caso non fossero recuperati crediti dovuti all'azienda.