Le fasi dell’attività di recupero crediti stragiudiziale
Il recupero crediti stragiudiziale è una pratica che può far concludere situazioni debitorie in modo veloce e relativamente semplice. Vediamone le fasi.
Indagini preliminari
Attraverso il recupero crediti stragiudiziale si vuole tentare un’azione di riscossione di una certa quantità di crediti insoluti ed esigibili attraverso soluzioni informali, senza cioè l’opera di avvocati e giudici, che farebbero lievitare il costo dell’intera operazione.
Attraverso questa pratica il debitore può quindi risolvere la propria posizione in modo celere, grazie all’attività di recupero svolta, ad esempio, dalle agenzie di credito.
La prima fase del recupero si concentra sulle indagini preliminari: in particolar modo, si verifica la rintracciabilità del debitore, compresa la locazione del domicilio e i dati anagrafici di interesse.
Se il debitore collabora, l’opera di recupero crediti può ritenersi conclusa già in queste prime fasi, visto che l’obiettivo preposto è stato centrato
Sollecito ed eventuale messa in mora
Nei casi in cui però il debitore non voglia collaborare, sia per cause volontarie che involontarie, la fase successiva ne prevede la messa in mora. Con questo provvedimento pubblicistico, di norma di natura epistolare, la posizione del debitore viene esteriorizzata e ufficializzata, informandolo del fatto che è tenuto a pagare il debito in oggetto.
Se anche questo avviso viene eluso, l’azione successiva può prevedere un sollecito telefonico: importante in questa fase è cercare di creare un contatto col debitore, il quale deve essere invogliato a concludere le trattative.
E’ evidente come un atteggiamento aggressivo possa far indietreggiare il soggetto in debito ancora di più sulle proprie posizioni.
Successivamente, nell’eventualità di un risultato negativo anche di questa iniziativa, può essere utile far intervenire un negoziatore. Il compito di questo soggetto, che deve avere capacità d’introspezionie psicologica di modo da intendere le vere intenzioni del debitore, è quello di individuare il domicilio del soggetto obbligato e cercare di riscuotere il debito in oggetto.
L’ultimo passo prima dell’azione giudiziaria vera e propria è invece identificabile nella diffida ad adempiere, ovvero una raccomandata A/R con la quale si informa il debitore che se alla scadenza di un termine arbitrario (nella prassi dieci giorni) il debito risulterà ancora insoluto, si provvederà ad adempiere alle procedure giudiziali.
In caso di chiusura negativa della pratica, passati quindi i termini contenuti nella diffida, l’eventuale società di recupero stilerà un rapporto della pratica, la quale potrà essere presentata anche in sede giudiziale.
Fonte: www.gli-esperti.it