Al bilancio complessivo degli italiani mancano quasi 34 miliardi.
Per la precisione 33,717: è la cifra complessiva del debito lasciato insoluto da famiglie e imprese nel 2012, sui circa 43 miliardi affidati per il recupero a società specializzate da banche, finanziarie, multiutility e pubblica amministrazione.
È quanto emerge dal rapporto annuale di Unirec, l'associazione di categoria delle imprese di servizi a tutela del credito.
Un “conto” ancora più preoccupante se analizzato alla luce della sua composizione e dell'aumento percentuale rispetto agli anni precedenti: 24 miliardi infatti si riferiscono a pagamenti attesi dalle famiglie, mentre l'ammontare complessivo è in crescita del 17 per cento sul 2013 e addirittura di 48 punti percentuali nel confronto con il 2010.
Notevole anche il dato che fotografa l'utilizzo di uno strumento che solo pochi anni fa sembrava sulla via dell'inevitabile obsolescenza, retaggio di un passato “povero”, la cambiale. Rispetto al 2009, ne aumenta l'impiego del 44 per cento, per un ammontare complessivo del 17 per cento in più. In parallelo si moltiplicano anche i protesti, che crescono da 5 trimestri consecutivi.
In ascesa, quindi, anche le preoccupazioni sull'incremento del rischio d'insolvenza, legato alle caratteristiche di esigibilità dei titoli, da parte delle aziende emittenti, le quali appaiono fortemente condizionate dai ritardi nei saldi delle pubbliche amministrazioni e dalla stretta al credito praticata dagli istituti bancari.