Smart-working in Italia nel 2020: premesse e promesse per la gestione delle Risorse in una nuova modalità di lavoro
Nel 2019, secondo l’Osservatorio sullo Smart-working del Politecnico di Milano, la quota degli smart-worker in Italia si aggirava intorno ai 570 mila lavoratori. Nel 2020, i dipendenti in questa modalità sono arrivati a 8 milioni. Una crescita che, complice l’incertezza sugli sviluppi della situazione sanitaria globale post Covid-19, solleva diversi interrogativi in tema di gestione delle Risorse a distanza.
Smart-working e normativa: la Legge sul tema
Dal punto di vista giuridico, quindi, lo smart-working prevede una contrattualizzazione tra l’azienda e il dipendente. Una premessa che durante il periodo emergenziale del lockdown si è modificata e, all’atto pratico, ha permesso ai datori di lavoro di imporre le modalità di prestazione da remoto.
Lo smart-working nell’accezione di lavoro al di fuori degli spazi aziendali, com’è oggi largamente inteso, vede una prima regolamentazione con la Legge 81/2017. Questa pone l’accento sulla natura volontaria dell’accordo tra le parti, sulla flessibilità organizzativa delle attività e sull’utilizzo di strumenti digitali in possesso del lavoratore.
Dal momento che si prevede un accordo bilaterale, la modalità di smart-working non rientra di fatto tra i diritti del dipendente. Questa evoluzione è avvenuta nel periodo emergenziale causato dal Coronavirus, in alcuni casi particolari. La Legge 27/2020 e il Decreto Legge 34/2020 stabiliscono infatti che:
“(…) i lavoratori dipendenti disabili o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità, hanno diritto di svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile (…)”.
Inoltre:
“(…) i genitori lavoratori dipendenti del settore privato, con almeno un figlio a carico minore di 14 anni, avranno diritto al lavoro agile a condizione che tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione e che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito (…)”.
Lavoro a distanza, lavoro agile, telelavoro: dire (quasi) la stessa cosa
Dal punto di vista denotativo, la definizione precisa di cosa sia lo smart-working è aperta al confronto, soprattutto per capire quali caratteristiche rimarranno attuabili dopo il particolare frangente in corso. Durante il periodo di isolamento che ha sovvertito le priorità di aziende e dipendenti, lo smart-working è diventato sempre più sinonimo di prestazione delle attività in spazi casalinghi. Se da un lato questo fattore ha aiutato a conciliare vita lavorativa e dimensione privata, dall’altro ha introdotto qualche interrogativo legato alla responsabilizzazione delle Risorse e al rapporto di fiducia con i loro referenti.
A questo proposito, è facile che entrambe le parti inneschino meccanismi di bias per i quali il dipendente registra un aumento delle ore produttive totali, soprattutto in assenza di interrelazioni tipiche della giornata lavorativa; il datore di lavoro, d’altra parte, può temere l’esatto contrario.
Smart-working e abusi: come si può intervenire
Come riportano le cronache, l’assenteismo è un fenomeno presente in molti ambienti di lavoro. Con l’utilizzo più assiduo dello smart-working, la gestione dei permessi e la loro verifica è un argomento dibattuto tra HR Manager, imprenditori e lavoratori stessi.
È qui opportuno sottolineare un vincolo giuridico importante. Nell’accordo che sancisce le modalità di lavoro agile o a distanza, è obbligatorio indicare un luogo fisico della prestazione. Questo è essenziale ai fini previdenziali e in ottica di tutela e sicurezza del lavoratore.
Per questo, nel momento in cui si instilli il ragionevole dubbio di un abuso dei termini dello smart-working da parte del dipendente scorretto, l’azienda può raccogliere evidenze che testimonino l’infrazione disciplinare in atto. Questo è possibile tramite indagini investigative, purché il datore di lavoro non si avvalga di dispositivi di controllo dell’attività da remoto che ledano il rispetto di privacy e riservatezza del dipendente, come normato dalla L. 81/2017 e l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori.
Come affrontare il futuro in modo smart?
Le nuove esigenze lavorative di aziende e dipendenti stanno portando verso un aggiornamento delle logiche imprenditoriali e un discostamento sempre più marcato dalla concezione di lavoratore avuta fino ad oggi.
I possibili panorami futuri non sono privi di insidie. Per questo è importante restare al passo con le novità normative e confrontarsi con i professionisti di diverse realtà aziendali. L’obiettivo è trovare un equilibrio che soddisfi le necessità di tutte le parti in causa.
A questo proposito, in Abbrevia condividiamo le nostre esperienze e i vari punti di vista grazie a webinar e digital talk a tema. Per restare aggiornato sui futuri appuntamenti, seguici sulle nostre pagine LinkedIn, Facebook e Twitter.