Indagini per recupero crediti: il ruolo dell’Avvocato
In Italia la causa principale di fallimento per un’impresa sono sicuramente i crediti insoluti e la mancanza di liquidità. Molte aziende infatti, pur con ricavi potenzialmente positivi, si trovano a chiudere contratti con clienti che per un motivo o per l’altro non riescono a rimborsare il proprio debito e questo li porta ad avere una crisi di liquidità che oltre a fermare la crescita e a limitare le possibilità di business, nei casi estremi portano ad una crisi profonda dell’attività stessa.
A questo punto per l’impresa creditrice l’unica soluzione è quella di rivolgersi ad un legale per capire come poter recuperare questi crediti e riacquisire capitale circolante.
Il consulente legale in questo momento acquisisce un ruolo fondamentale per il suo assistito in quanto non solo andrà a sostenerlo in giudizio ma avrà anche la possibilità di evitare che si passi da un processo per recuperare un dato credito.
La fase precedente all’azione legale vera e propria è il cosiddetto recupero stragiudiziale nel quale il creditore, grazie all’aiuto del suo avvocato o di un’agenzia che si occupa di indagini per recupero crediti e investigazioni, dopo aver acquisito i dati relativi al debitore come residenza, dati anagrafici e contatti telefonici, va a richiedere la somma dovuta in via informale.
Nel caso in cui questa fase preliminare non andasse a buon fine è solitamente l’avvocato che, rivolgendosi a società specializzate in informazioni, analizza la posizione del debitore per capire se questo sia effettivamente in grado di rimborsare il debito o se possieda beni mobili o immobili che possano in caso essere pignorati.
Sono diverse le informazioni che si possono ottenere da queste analisi: si va come abbiamo detto dai dati anagrafici utili al rintraccio fino alla verifica del possesso di immobili di proprietà e l’esistenza di conti correnti.
Le analisi poi si differenziano a seconda che il soggetto sia persona fisica o giuridica; per quanto riguarda le persone fisiche le informazioni principali, oltre a quelle già citate, sono sicuramente la posizione lavorativa del soggetto o l’eventuale pensione ricevuta che permette di valutare, intanto la solvibilità della persona e, in seguito, un possibile pignoramento dello stipendio (il cosiddetto “quinto”), la presenza di conti correnti bancari, e eventuali referenze ottenibili, etc.
Inoltre per entrambe le tipologie di persone è possibile conoscere gli eventi negativi avvenuti nel tempo come protesti, pregiudizievoli e procedure concorsuali, o per esempio le partecipazioni in altre società.
Dal punto di vista delle persone giuridiche è inoltre possibile conoscere oltre ai dati pubblici come visure camerali e ultimi bilanci, anche informazioni verificate tramite investigazioni, come per esempio la reale operatività di un’impresa o, come citato prima, l’eventuale esistenza di un conto corrente.
Nei casi particolari, e ovviamente spiacevoli, in cui avviene il decesso del debitore è possibile poi, tramite queste indagini preliminari, conoscere l’identità degli eventuali eredi sui quali sia possibile attuare una eventuale azione legale, valutandone anche in questo caso la solvibilità e i beni aggredibili.
Tutte queste informazioni possono essere poi rielaborate per avere una reale stima della possibilità di recuperare uno specifico credito.
Nel momento in cui l’avvocato ha definito che il credito sia potenzialmente recuperabile si procede al recupero giudiziale con una percentuale decisamente più alta di recupero effettivo.
Grazie a questa valutazione preliminare il consulente legale è quindi in grado di offrire un servizio ad alto valore aggiunto al suo assistito ed aiutarlo in una situazione che per molte imprese rischia di essere l’inizio di una crisi irrimediabile, soprattutto quando si tratta di piccole-medie imprese che costituiscono il tessuto economico italiano e possono essere, con capacità di spesa, il motore della rinascita dell’economia nazionale.