Il recupero crediti negli USA – United States of America
Nonostante gli USA siano una stato moderno e avanzato, hanno un sistema giudiziario complesso ed articolato.
I costi legali sono molto elevati quindi il creditore deve analizzare attentamente al fine di strutturare una procedura di recupero crediti ben precisa per non dare modo al debitore di contestare gli importi dovuti;
Per prevenire tali contestazioni è importante predisporre con molta cura e attenzione le condizioni generali di vendita.
In secondo luogo è importante ottenere una pronuncia giudiziale che consenta al creditore di recuperare tutte le somme, comprese le spese e gli oneri degli avvocati.
Negli Stati Uniti d’America le spese legali normalmente non vengono riconosciute al creditore che si aggiudica la causa, a meno che ciò non sia stato stabilito nelle condizioni contrattuali fra le parti. Si rende pertanto necessario l’inserimento di una clausola che stabilisca il rimborso di spese legali e processuali.
Inoltre sarà difficile anche che la Corte riconosca gli interessi di mora, perciò anche in tal caso si suggerisce di prevedere nel contratto l’obbligo di pagamento degli interessi di mora indicando entità e modalità di liquidazione a cui il giudice dovrà attenersi.
A quale autorità giudiziaria rivolgersi?
Prima di intentare la causa si deve accertare quale sia la giurisdizione competente.
Esistono due criteri per stabilire la competenza: quello per materia e quello di tipo personale. Analizziamo la differenza tra i due:
- la competenza per materia, è il criterio più semplice e prevede la facoltà della Corte di giudicare in relazione a settori determinati del diritto previsti dalla legge. In questo caso si deve stabilire se la Corte adita è quella corretta.
Poiché le Corti Federali hanno normalmente competenze specifiche in un numero ristretto di materie quali il diritto di autore o controversie sui brevetti, si ha conseguenza che nella maggior parte dei casi saranno competenti i Tribunali dei vari stati. Infatti, non esiste alcun rimedio, a livello federale, previsto per tutti coloro che si trovino nella condizione di dover recuperare una somma di denaro.
E’ possibile che un’azione venga iniziata presso un Tribunale di uno Stato. In tal caso il debitore può spostare il procedimento presso una Corte Federale sempre che sussistano le condizioni previste dalla legge.
Il creditore che intende procedere in giudizio contro un debitore davanti ad un determinato tribunale deve soddisfare alcuni requisiti:
- deve agire nei confronti di un convenuto la cui residenza, oppure, trattandosi di una persona giuridica, la cui sede è situata in uno Stato diverso da quello del creditore
- la controversia deve avere ad oggetto un certo importo (attualmente pari a $75.000)
- l’azione civile ordinaria richiede che ogni requisito in materia di cittadinanza previsto dalla legge U.S.C. paragrafo 1332 sia soddisfatto.
- la competenza di tipo personale, è facoltà della Corte emettere una sentenza nei confronti di un particolare convenuto. Per determinare la competenza di una Corte nei confronti di un determinato soggetto/convenuto, è essenziale che il soggetto stesso abbia avuto “contatti minimi” con lo Stato in cui è ubicata la Corte.
L’azione di recupero
In primis bisogna dimostrare l’esistenza del contratto, l’eventuale presenza di condizioni sospensive e il loro adempimento, una violazione del contratto e i danni che si sono susseguiti.
Per le azioni attinenti il conto di debito è fondamentale dimostrare l’esistenza di transazioni monetarie avvenute tra le parti con l’apertura dei conti appositi, l’accordo tra le stesse per tale tipologia di azioni e la promessa di pagare il relativo saldo. Generalmente l’esistenza di tale accordo viene dimostrata tramite l’invio della fattura.
Il debitore/convenuto si può opporre e organizzare le proprie difese. Se il convenuto non contesta la competenza può:
- presentare una mozione per respingere il reclamo
- depositare una difesa basata sulla replica e sulla controdeduzione (comparsa di costituzione e risposta)
- depositare una difesa contenente non solo repliche e controdeduzioni, ma anche nuove domande nei confronti dell’attore (comparsa di costituzione e risposta con domanda riconvenzionale).
Una volta emessa la sentenza, prima che il creditore possa iniziare procedimenti esecutivi nei confronti del debitore dovrà attendere il decorso del termine di 30 giorni. Durante tale termine, il debitore ha la possibilità di impugnare in appello la sentenza.
Dopo che la sentenza è passata in giudicato, è possibile procedere con la fase esecutiva introducendo un nuovo giudizio al fine di stabilire su quali beni del debitore è possibile agire, presso quale banca lo stesso debitore ha un conto o se quest’ultimo ha altre fonti di guadagno. Se nel frattempo il debitore, con intento fraudolento, ha ceduto o donato i propri beni al fine sottrarli alla procedura esecutiva e ci dovesse emergere dalla richiesta di accertamento sopra indicata, il tribunale stesso può richiedere al terzo possessore dei beni del debitore di riconsegnarli, al fine di porre in essere la sentenza.
In conclusione possiamo ribadire che il contratto può rappresentare un prezioso strumento di tutela in un ordinamento come quello USA.
Tuttavia non bisogna dimenticare che tra i due Paesi non è in vigore nessuna Convenzione sul riconoscimento reciproco delle sentenze giudiziali e pertanto una sentenza italiana emessa nei confronti di un debitore statunitense rischia di non essere riconosciuta di per sé negli USA.
Viceversa, i lodi arbitrali rituali emessi da organismi situati in entrambi i paesi sono riconosciuti in virtù dell’adesione dell’Italia e degli Stati Uniti alle principali convenzioni in materia.
Un accorgimento utile per la parte italiana potrebbe essere l’applicazione della legge italiana al contratto e il tribunale italiano come competente a risolvere eventuali controversie con la facoltà di adire l’autorità giudiziaria in USA in determinati casi.
Va inoltre ricordato che gli USA, al pari dell’Italia, hanno recepito la Convenzione di Vienna del 1980 sulla vendita di merce. Conseguentemente, i contratti di vendita fra parti italiana e statunitense dovrebbero essere adattati ad una normativa comune. Tuttavia, spesso le controparti americane cercano di evitare l’applicazione della Convenzione di Vienna mediante clausole che la escludono espressamente.