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Facilitare il recupero dei crediti per salvare le banche italiane

NPL, è l’acronimo di “non performing loans”, classificato come uno dei termini maggiormente utilizzati negli ultimi 3 anni, il significato in italiano non è altro che crediti non performanti. O meglio, crediti che danno luogo a pesanti accantonamenti nei conti economici delle banche.

Tale portafoglio incide pesantemente sui ratios patrimoniali (rapporto fra il capitale e le attività ponderate per il rischio). Le banche, di conseguenza, sono meno in grado di fornire crediti alla economia reale, della quale l’asse portante è costituito dalle piccole e medie imprese fortemente dipendenti dai finanziamenti bancari.

Da non tralasciare il fatto che oltre l’ottanta per cento della forza lavoro italiana dipende da questo tipo di imprese, caratteristica, nel bene e nel male dell’Italia produttiva.

In Italia, per motivi più volte ripresi dalla stampa, la lentezza della giustizia incide sull’andamento degli affari e allontana gli investimenti esteri dal nostro Paese. Le cause civili hanno tempi biblici con la tendenza a colpire il creditore bancario, quasi fosse il lupo cattivo. Errori, nel concedere crediti facili, ce ne sono stati ma il sistema è generalmente corretto.  Bisogna trovare le soluzione perché le banche, a prezzo di mercato e non a “strozzo”, eliminino l’infiammazione e sostengano, in un periodo difficile, l’economia, il cui  andamento, oltre alla ciclicità, dipende da vicende geopolitiche poco prevedibili. Si creano circostanze eccezionali che minano la stabilità.

Come ha auspicato Mario Draghi,  Presidente della Banca Centrale Europea, è bene che venga rapidamente vagliato il “progetto NPL” per evitare il coinvolgimento anche di quelle banche in salute.

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