Credit Crunch: cos’è e perché le aziende potrebbero avere sempre più difficoltà ad accedere al credito?
Dopo mesi contrassegnati dal continuo aumento dei tassi di interesse, si inizia a temere un credit crunch nella seconda parte del 2023, ovvero una stretta nella concessione di prestiti da parte delle banche e degli istituti di credito.
Cos’è il credit crunch?
Per credit crunch (o stretta creditizia) si intende una contrazione dell’offerta di credito alle imprese o a privati da parte delle banche, attuata inasprendo le condizioni applicate e aumentando i requisiti richiesti per ottenere un prestito.
In un contesto come quello attuale, caratterizzato da una politica monetaria restrittiva alimentata dalle spinte inflattive e da un deciso aumento dei tassi di interesse, l’erogazione di nuovo credito sta diventando sempre più problematico.
Al tempo stesso, il rialzo dei tassi, rendendo l’indebitamento più dispendioso, fa sì che sia più difficoltoso ripagare i propri debiti, contribuendo così all’aumento delle insolvenze.
Gli effetti del credit crunch
Di fronte a una stretta creditizia, le imprese vedono ridotte le possibilità di investire per crescere, innovare, espandere il proprio business e mantenere la propria competitività. In caso di realtà finanziariamente poco solide, un mancato accesso al credito e condizioni di indebitamento più proibitive potrebbero addirittura portare a crisi aziendali, licenziamenti e fallimenti.
Gli effetti della stretta sul credito si fanno sentire anche sui privati, che vedono diminuire le probabilità di ottenere mutui, contrarre prestiti per l’acquisto di auto o altri beni. Va ricordato, a tal proposito, che la riduzione della spesa dei consumatori ha notevoli ripercussioni sulla crescita economica.
Al tempo stesso, gli istituti di credito si trovano a dover affrontare rischi di credito più elevati per via delle potenziali insolvenze. Per tutelarsi, le banche potrebbero decidere di inasprire ulteriormente le condizioni di prestito, alimentando un pericoloso circolo vizioso.
Diventa evidente, che la contrazione del credito può, a lungo andare, finire con l’ostacolare la crescita economica di un Paese.
Credit crunch: previsioni sull’andamento del credito
Di credit crunch si sta parlando di recente con maggiore insistenza a causa del fatto che negli USA c’è stata una riduzione della crescita dei crediti anno su anno e l’indagine sui prestiti della Fed ha confermato la propensione delle banche statunitensi a inasprire le condizioni di accesso al credito anche nel primo trimestre del 2023.
Una tendenza che inizia a emergere anche in Europa, alimentando i timori per il futuro, soprattutto alla luce del fatto che la BCE ha annunciato il proseguimento di una politica restrittiva, situazione che potrebbe portare all’aumento dei crediti in sofferenza.
L’Italia è a rischio credit crunch?
E in Italia cosa sta succedendo? La situazione nel nostro Paese non è al momento preoccupante, ma gli effetti di una politica monetaria restrittiva non tarderanno a farsi sentire.
Nel breve termine, aziende e privati hanno potuto infatti soddisfare le loro esigenze, con la liquidità che era stata immessa nel sistema dalle misure introdotte dal Governo e dalle agevolazioni previste a sostegno dell’economia del Paese a seguito della crisi pandemica.
Si tratta però di una soluzione temporanea, dopo di che si inizierà a sentire l’effetto dell’inasprimento del credito sui bilanci aziendali e familiari.
A farne le spese saranno le realtà più fragili, come le fasce di popolazione economicamente più deboli e le piccole-micro imprese, che si troveranno costrette a limitare le spese e gli investimenti.
A maggio, in occasione della Relazione annuale sul 2022, nelle sue considerazioni finali, lo stesso Ignazio Visco, Governatore di Banca d’Italia, ha sottolineato come la politica monetaria restrittiva portata avanti dalla BCE stia incidendo sul credito, con costi dei finanziamenti bancari in netta risalita e indicatori che evidenziano una forte riduzione della domanda di prestiti, oltre che condizioni di accesso al credito decisamente più rigide.
“Sebbene questi andamenti siano una conseguenza necessaria della normalizzazione monetaria, occorre prestare attenzione a che l’intensità della sua trasmissione non dia luogo a una frenata eccessiva dei consumi e degli investimenti“, ha dichiarato Visco.
Alla luce del quadro descritto dal Governatore, evitare un credit crunch in autunno o in inverno sarà particolarmente complicato.
Con un aumento del rischio di credito, sarà sempre più importante poter contare su informazioni in grado di poter contribuire a valutare il merito creditizio dei propri partner commerciali. Scopri i servizi di Abbrevia a tutela del credito.