Commercio all’ingrosso: fatturato in aumento del 13%, in calo il numero delle aziende
Dopo anni di rincari e scambi internazionali segnati da tensioni geopolitiche è quanto mai attuale parlare del settore del Commercio all’ingrosso. Un comparto alle prese con una profonda trasformazione, segnata dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione, destinate a cambiare il modo di comprare e vendere merci e servizi.
Graduale ripresa dopo la pandemia del 2020
Secondo i dati dell’indagine Commercio interno e altri servizi dell’Istat, il Commercio all’ingrosso a fine 2021 contava 373.289 imprese che occupavano 1.166.702 addetti. Buono l’andamento economico dopo la pandemia da Covid19, con il 2022 che ha messo a segno un + 13% di fatturato rispetto al 2021.
Il 53,8% delle aziende era rappresentato da intermediari del commercio, comparto nel quale però si registrava anche il valore più basso di addetti per impresa (1,2 rispetto a un dato medio di 3,1 addetti dell’intero settore).
Nel 2022 l’aumento più significativo di fatturato ha riguardato il Commercio all’ingrosso specializzato di altri prodotti (+18,8%), seguito da quello di materie prime agricole e animali vivi (+12,6%).
Le variazioni tendenziali sono state positive in tutti i trimestri del 2022, ma come si presenta il comparto nel 2024?
Abbiamo interrogato a riguardo la piattaforma di business information Abbrevia X ottenendo un quadro dettagliato del settore.
In calo in numero di aziende
A fine febbraio 2024, considerando tutte le realtà facenti parte del comparto ad esclusione del commercio all’ingrosso di autoveicoli e motocicli, il numero totale di aziende era di 468.630, con 692 nuove imprese aperte nel secondo mese del 2024 e 1.103 uscite dal mercato nello stesso periodo, per un tasso di dinamicità leggermente negativo (-0,09%).
Una tendenza che riflette l’andamento del mercato del 2023 che vede il numero di aziende passare da circa 481.000 a poco meno di 474.000.
Nel 2022 il fatturato ha raggiunto quota 661.813.900.347 euro mettendo a segno un +12,9% rispetto al 2021 e anche gli altri indici economici sono positivi: MOL totale 33.358.027.816 euro (+23,2%) e Utile totale 19.163.658.430 (+11,4%).
Anche, considerando nel dettaglio le 90.459 aziende (19,3% del mercato) di cui sono disponibili i dati di bilancio, al momento dell’analisi, cattura l’attenzione il fatto che il 23% delle realtà ha registrato un fatturato in calo, il 36% il MOL in diminuzione e il 43% hanno visto ridursi gli utili.
Il comparto si presenta altamente polarizzato, con poche aziende che fatturano più di 100 mln (0,9% del totale) che detengono una quota di mercato del 53%.
Le imprese del settore sono nel 51% dei casi delle Imprese individuali, nel 37% delle Società di capitali e nel 10% delle Società di persone.
Con 1.129.597 addetti a inizio 2024, la media dei dipendenti è di solo 2 persone, a conferma della presenza di una netta maggioranza di microimprese.
La distribuzione geografica
La maggior parte delle imprese del Commercio all’ingrosso hanno sede nel Nord ovest (26%), seguono il Sud (25%), il Centro (20%), il Nord est (19%) e le Isole (10%).
Le regioni dove si registra la maggiore concentrazione di realtà del settore sono la Lombardia (79.549), la Campania (62.680), il Lazio (42.655) e il Veneto (40.229). Le altre regioni non raggiungono le 40.000 aziende.
Le aziende più rappresentative per fatturato e per dipendenti
La classifica delle imprese con il maggior numero dei dipendenti vede nelle prime cinque posizioni:
- WUERTH SRL – GMBH (3368)
- LUXOTTICA GROUP SPA (3349)
- CALZEDONIA SPA (3076)
- METRO ITALIA SPA (3023)
- ERGON SPA (2669)
Mentre se si considera il fatturato, in cima alla classifica troviamo:
- ENI TRADE&BIOFUELS SPA (€40.176.877.00)
- ESSO ITALIANA SRL (€14.536.720.826)
- TAMOIL ITALIA SPA (€6.395.599.896)
- OMV SUPPLY & TRADING ITALIA SRL (€6.131.212.675)
- GUCCIO GUCCI SPA (€5.751.586.032)
Dati e tecnologia per superare l’incertezza
Cosa aspettarsi per il futuro del Commercio all’ingrosso? Il contenimento dell’inflazione e l’allentamento della politica monetaria restrittiva, non potranno che dare nuovo slancio al comparto.
Voce fondamentale nel bilancio del Paese, non solo a livello interno, ma anche verso l’estero, c’è da auspicarsi la risoluzione dei conflitti internazionali in Ucraina, a Gaza e nel Mar Rosso per sperare nella ripresa delle transazioni con il resto del mondo.
Ecco allora che le aziende italiane, alle prese con una situazione globale precaria, un aggiornamento tecnologico indispensabile per restare competitivi, una digitalizzazione ormai inevitabile e con la riconfigurazione delle supply chain al fine di aumentare la resilienza delle catene del valore, per riuscire a prendere scelte strategiche efficaci in questo periodo di grande incertezza dovranno sempre più fare affidamento a dati di mercato di qualità.
Del resto, non avere le giuste informazioni commerciali nel mondo degli affari è come navigare in mare aperto senza bussola.