Black List degli insolventi: si ai profili dei grandi debitori, no ai loro nomi
Ottiene la fiducia il Ddl Banche che tra i vari punti promuove la pubblicazione di una lista dei profili dei debitori per agevolare gli operatori che concedono un credito.
Passa con 157 voti favorevoli il ddl banche proposto dal governo che ottiene così il primo voto di fiducia.
Tra le varie modifiche apportate arriva anche il compromesso sulla questione “black list dei debitori” della quale è stata bocciata la versione inizialmente proposta con i nomi dei cosiddetti grandi debitori; nell’ultima versione verranno infatti resi pubblici i profili ad alto rischio presenti nelle liste delle banche per poter poi permettere agli istituti di credito nazionali di compiere un’azione di prevenzione e per una questione di trasparenza sull’utilizzo delle risorse pubbliche.
Infatti la famosa lista contiene solo una parte degli insolventi e cioè coloro ai quali sono stati concessi dei crediti di un valore che equivalga almeno all’1% del patrimonio netto delle banche che chiedono il sostegno pubblico.
Il cosiddetto “Decreto Salva Risparmio” riguarda infatti le banche che hanno ottenuto e otterranno un sostegno economico da parte dello Stato per poter poi tutelare tra gli altri i piccoli investitori ed i soldi dei risparmiatori.
La richiesta di una parte del parlamento era infatti quella di rendere pubblici i nominativi dei cattivi pagatori ma dall’altra parte si sono prospettati i rischi di una gogna mediatica che avrebbe messo all’interno di un unico calderone sia speculatori che imprenditori e investitori che sono diventati insolventi a causa di crisi congiunturali e di settore.
Ora il decreto dovrà ovviamente passare alla Camera per cui si aspetta la seconda fiducia; all’interno del provvedimento non solo black list insolventi ma anche altri punti relativi per esempio all’ampliamento dei termini per presentare la richiesta di rimborso forfettario per gli obbligazionisti delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Potrà accedere al meccanismo forfettario all’80% anche chi ha ricevuto i bond da coniugi, conviventi more uxorio o parenti fino al secondo grado.
Altro tema presente all’interno del decreto e di cui si è parlato in questi giorni è quello relativo all’educazione finanziaria volta ad informare e preparare gli utenti finali e i piccoli risparmiatori in materia di investimenti e strumenti finanziari per evitare di correre dei rischi eccessivi, non congrui con il proprio patrimonio. E’ infatti questa asimmetria informativa una delle cause del proliferare di crediti incagliati o in sofferenza; da questa presa di coscienza si è arrivati all’investimento che dovrebbe aggirarsi intorno al milione di euro annuo, su azioni di diversa natura volte ad educare i consumatori. A coordinare il programma sarà un comitato composto da 11 componenti che opereranno in tal senso a titolo gratuito.
Tornando alla questione dei grandi debitori questa era già stata al centro dell’attenzione mediatica qualche tempo fa proprio sul gruppo senese MPS e sulla famosa lista dei 100 Top Insolventi che avevano portato la banca ad accumulare un qualcosa come 47 miliardi di cosiddetti “prestiti malati”.
I nomi che erano usciti fuori avevano probabilmente dato una fotografia dell’economia italiana tra aziende municipalizzate, grandi famiglie imprenditoriali e obbligazioni date in pegno sui prestiti.
Il dubbio che sorge quando si tratta di mettere a disposizioni nomi e quindi trovare dei potenziali colpevoli con un volto reale è se questa sia effettivamente una soluzione utile a risolvere il problema o se non si corra il rischio di sbilanciare la responsabilità solo sulla parte in debito.
Uno dei temi più trattati in quest’ultimo periodo è infatti la capacità di valutare con accuratezza l’accesso al credito di un soggetto per prevenire la creazione di insoluti, per cui quanti di questi crediti deteriorati possono essere ritenuti colpa di una cattiva gestione delle risorse del debitore e quanti potevano essere evitati svolgendo un’analisi di affidabilità preventiva?
Ovviamente non bisogna cadere nella trappola di fare di tutta l’erba un fascio e la questione dei crediti è differente a seconda delle somme richieste e dei soggetti coinvolti. Le analisi di affidabilità, soprattutto in ambito commerciale sono sicuramente utili ad istituti bancari, finanziarie, società di factoring, utilities e via dicendo, in quanto dalle ultime analisi sulle sofferenze bancarie a livello italiano i debiti di PMI ed in generale di imprese non finanziarie coprono ben il 75% della totalità dei crediti.
La valutazione di un partner commerciale più che di un soggetto che richiede un finanziamento è sicuramente una delle armi per combattere il fenomeno Npl, non è purtroppo una panacea; è qui che entrano in gioco le capacità degli istituti bancari, delle società specializzate nella gestione dei crediti, dei fondi di investimento e, ultimo ma non ultimo, lo Stato stesso, di creare un sistema che funzioni.